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Lavoro a corte distanze può pregiudicare la vista?
FAQ n.35 Power Vision System - Stress da iperaccomodazione e Miopia:il lavoro può pregiudicare la vista?


Salve, io lavoro come odontotecnico in laboratorio, volevo sapere se il mio ambiente di lavoro può compromettere in modo deciso il mio recupero della vista con gli esercizi naturali.



- Risponde David De Angelis
La risposta è affermativa: l'ambiente in cui si lavora e si vive interviene sulla capacità refrattiva di un soggetto come risultato di un adattamento all'ambiente visivo. Questo vuol dire che lavorando costantemente a distanze ravvicinate il meccanismo responsabile della corretta messa a fuoco a corte distanze (il processo di accomodazione), può "cronicizzarsi" mantenendosi in questo stato anche quando l'intervento dell'accomodazione non sia più necessaria, come quando si guarda su lunghe distanze, come su infinito.

Tali condizioni di lavoro a corte distanze possono, con il tempo portare ad una situazione di "spasmo accomodativo" ove il muscolo ciliare rimane in uno stato di cronica contrazione, producendo uno stato di pseudomiopia, o miopia momentanea. Uno stato di cronica accomodazione, come quello che potrebbe essere prodotto da un lavoro a corte distanze potrebbe, nel tempo, aggravarsi e consolidarsi in una miopia assiale (allungamento del globo oculare). Un tale risultato trova la sua spiegazione fisiologica in una delle riconosciute cause sullo sviluppo della Miopia: uno stato di defocus ipermetropico ripetuto nel tempo.

Secondo la Teoria del Defocus la retina subisce ripetuti adattamenti in base alla posizione del focus: in termini semplici questo vuol dire che l'occhio si comporta come una macchina fotografica con autofocus, variando costantemente la messa a fuoco in base alla distanza dell'oggetto osservato e quindi alla posizione del focus, ovvero in base alla posizione dell'immagine sulla retina.

Secondo questa Teoria del Defocus retinico (citata su autorevoli testi di Optometria), mantenere ripetutamente il focus DIETRO alla retina produce con il tempo miopia assiale con conseguente allungamento del globo oculare, caratteristico delle miopie medio elevate. Questo allungamento assiale del globo oculare rappresenta il risultato dell'adattamento prodotto dalla retina nel tentativo ripetuto di far coincidere il piano focale con la posizione del focus.

Accettando come vera questa Teoria risulta anche vero l'inverso: se il focus viene mantenuto AVANTI la retina (provocando un defocus di tipo miopico, anzichè ipermetropico), la retina effettuerà ripetuti tentativi di far coincidere il piano focale nella posizione del focus, stimolando conseguentemente un rilascio dell'accomodazione, con conseguente potenziamento dell'acuità visiva e regressione della Miopia. Proprio su questa Teoria si basa uno dei principi di Rieducazione visiva contenuti in Power Vision System: fornendo agli occhi un opportuno stato di defocus retinico si porta l'occhio a subire degli adattamenti nella sua capacità rifrattiva, e quindi, alla regressione del difetto iniziale fino eventualmente, alla compensazione del difetto (ma un tale risultato, sebbene possibile, richiede un costante impegno negli esercizi di Defocus retinico).
Tali risultati sono stati ottenuti sperimentalmente su numerosi animali sottoposti a vari stati di defocus retinico: per questo motivo tale Teoria risulta ormai scientificamente provata (per le referenze scientifiche su tali studi consulta il libro Power Vision System).

Tornando in maniera specifica alla tua domanda: la capacità refrattiva di un soggetto è direttamente correlata alla quantità e tipologia di stimoli ottici subiti a corte e lunghe distanze. Secondo la Teoria del Bilancio accomodativo (descritta nel libro PVSystem), una preponderanza degli stimoli a corte distanze (come quelli derivanti da un lavoro tipo il tuo che richiede un notevole impegno visivo a corte distanze), può produrre nel tempo lo sviluppo della Miopia. Per ovviare a questo problema due sono le soluzioni:

1) La prima è ridurre o eliminare gli stimoli a corte distanze (cambiando il tipo di lavoro con uno che ti permetta di far spaziare la vista a lunghe distanze, ma non è sicuramente una soluzione accettabile).

2) La seconda è quella di fare in modo che gi occhi, pur lavorando a corte distanze non siano sottoposti allo stress iperaccomodativo provocato dal defocus ipermetropico (focus dietro la retina) che, come si è spiegato prima, è una delle cause dello sviluppo della Miopia. Si può ottenere quest'ultimo risultato indossando lenti positive ogni volta che si lavora a corte distanze (sempre, beninteso, che non si eseguano lavori in cui ci siano in ballo la sicurezza propria o altrui e richiedano un pieno intervento accomodativo). Va ripetuto che il processo di accomodazione ha una finalità positiva per la messa a fuoco a corte distanze, permettendo un maggiore capacità di messa a fuoco ed acuità visiva a corte distanze.

Il risultato, indossando lenti positive mentre si è visivamente impegnati a corte distanze, sarà quello di preservare otticamente l'occhi dal subire eccessivi stimoli da vicinanza. Indossare lenti positive a corte distanze rappresenta, a mio parere, una notevole forma di prevenzione sullo sviluppo della miopia e gioverebbe enormemente alla civiltà moderna, eccessivamente impegnata dal punto di vista visivo a corte distanze (ed è proprio questo il motivo principale del dilagare ai giorni nostri della Miopia).

Nel momento in cui sto rispondendo alla tua domanda, lavorando a corta distanza su un pc sto indossando occhiali con lenti positive da un grado, proprio per non subire l'eccessivo stress da iperaccomodazione. Va comunque sottolineato il fatto che la gradazione ottica della lente va comunque sempre calibrata al difetto visivo ed alle necessità del soggetto: la prescrizione andrebbe quindi fatta da una persona competente come un Oculista, un Optometrista o un professionista della vista.


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